19 gennaio
MI CHIEDONO: “E QUINDI NICOLA?”
E io rispondo che ancora oggi sento la responsabilità del nome che porto.
Argirò.
Il nome di mio padre.
Questa consapevolezza, questa responsabilità si rafforza ogni volta che incontro una persona che lo ha conosciuto.
Un vecchio operaio, un fornitore, un amico, un tifoso.
“Quando don Mario…”
“Quando Argirò..”
Ognuno ha un ricordo, un aneddoto.
Una parola d’affetto.
Certo la storia di mio padre è una storia incredibile.
Una storia d’altri tempi.
Quando la volontà, la passione, la bravura di una generazione hanno consentito all’Italia di scalare le classifica del benessere, della ricchezza, rendendoci una nazione industriale.
Mio padre è nato in Calabria.
A 3 anni la famiglia cerca fortuna a Torino.
Qui diventa un meccanico di precisione.
A 18 anni lavora per l’Areonautica Militare
A 26 anni è istruttore di formazione operai per la Saab Aeronautica a Linkoping, in Svezia.
A 29 si trasferisce in Sud Africa per perfezionare ancora di più il suo talento.
Rientra in Italia e viene nominato cavaliere per meriti aeronautici.
Forte solo della sua alta preparazione professionale fonda nel 1956 la Mario Argirò.
I ‘60 sono gli anni della crescita.
Sempre più clienti, sempre più importanti: RAI, FIAT.
Nel 1976 la scelta di aprire una succursale al Centro Sud.
L’intuizione felice di scegliere l’Abruzzo.
Nuovi successi, nuovi clienti: la Pilkington e la Denso.
Quell’intuizione diventa una scelta di vita.
L’Abruzzo diventa casa.
La sua, la mia.
La professionalità, l’impegno e la visione di mio padre hanno consentito che Argirò per tantissimi abruzzesi sia sinonimo di eccellenza, di esperienza, di disponibilità, di voglia di futuro.
“Quando Argirò…”.
Una frase che viene da lontano.
Un’eredità che indica una traiettoria.
Verso il futuro dell’Abruzzo.
Quindi?
Quindi, ora come allora, Argirò.